Biografia

Foto Gian Paolo Barbieri

Foto Gian Paolo Barbieri

Walter Albini nasce?a Busto Arsizio il 3 marzo 1941. Indirizzato verso gli studi classici dalla famiglia, giovanissimo sceglie una strada diversa. Si iscrive, unico uomo, all?Istituto d?Arte, Disegno e Moda di Torino. A soli 17 anni collabora con giornali e riviste, con schizzi dalle sfilate di alta moda, prima da Roma, poi da Parigi dove si reca terminati gli studi e si ferma per quattro anni, dal ’61 al ’65. Qui incontra Coco Chanel, rimane folgorato dalla sua personalit? e ne approfondisce la conoscenza in seguito acquistando in blocco, dalla sartoria Noberasco, vecchie annate di grandi riviste di moda. Nel ?63 crea la sua prima collezione, per Gianni Baldini. Sempre a Pargi incontra ?Mariuccia Mandelli, la famosa stilista conosciuta come Krizia. In seguito a questo incontro si trasferisce a Milano ed inizia con lei una collaborazione che durer? tre anni; nell?ultima stagione a fianco di Karl Lagerfeld agli esordi. Presso Krizia sperimenta la metodologia dell?industria che va dal capo in maglia allo studio dei filati, dalla produzione, all?abito, allo studio dei tessuti. Verso la fine degli anni ’60 disegna per le principali case di moda italiane, per Billy Ballo, Cadette, Cole of California, Montedoro, Glans, Annaspina, Paola Signorini e Trell. Si legge gi? nelle sue creazioni di allora, un omaggio a Poiret. Collabora con Gimmo Etro per i tessuti stampati.?La ricerca parallela sul taglio e sul tessuto e? una delle costanti del lavoro di Albini al quale si deve l?impostazione di un nuovo rapporto, finalmente coordinato, fra lo stilista e il fabbricante di tessuti. Nel ’69 Albini partecipa con Alberto Lattuada, Miguel Cruz, Karl Lagerfeld, alla manifestazione Idea Como, promossa dall?Associazione Italiana Fabbricanti Serici, con lo scopo di presentare, finalmente con unit? di stile e colori, la produzione tessile per l?estate 1970.? Nello stesso anno Albini propone per Montedoro la formula uni-max, uniformit? di taglio e colore per uomo e donna. E? anche l?anno della famosa collezione Anagrafe per Misterfox, otto spose rosa in lungo, otto vedove in nero corto. Sempre per Misterfox, la stagione successiva, disegna una collezione Preraffaellita, presentata a Maremoda Capri, un esempio di come Albini sapesse coniugare magnificamente passioni culturali e moda e una collezione denominata Rendez-vous, presentata a Pitti, con tessuti stampati e molti ricami ispirati all?Art Dec?.?E? ormai il pi? famoso stilista italiano e il pi? conteso ma sogna una linea tutta sua. La realizza con il gruppo Ftm, che assume la distribuzione delle sue collezioni. Disegna, per la prima volta secondo un progetto unitario, per cinque case di moda specializzate in settori differenti, creando un suo stile.

Giacche, maglieria, jersey, abiti, camicie.?Si tratta di Basile, Escargots, Callaghan, Misterfox, Diamant?s (sostituita poi da Sportfox). Ottiene cos? una linea completa, che decide di presentare a Milano, al Circolo del Giardino, e non nella storica Firenze (Sala Bianca di Palazzo Pitti). Alle passerelle milanesi aderiscono anche Caumont, Ken Scott, Krizia, Missoni, Trell.?E? l?atto di nascita del pret-?-porter? italiano. La collezione, A/I 1971-72, ? un grandissimo successo, un trionfo di stampa e compratori.. La scelta di Milano coincide con un?operazione ben pi? complessa.?Per la prima volta, infatti, un unico stilista progetta contemporaneamente per cinque case di moda indipendenti fra loro e soprattutto diverse per importanza. Le idee di Albini sulla moda e sul suo sviluppo sono molto chiare. Unit? di stile, diverso rapporto con i tessutai ma soprattutto la consapevolezza che l?Alta Moda, cos? come era intesa negli anni ’50, ? ormai destinata a scomparire per lasciare spazio a nuovi modelli produttivi, in particolare la necessit? di una diversa concezione dei rapporti tra progettazione e produzione. Milano infatti non ? solo vicina alle industrie tessili, ma anche alle fabbriche di macchine e utensili.?Il nuovo sistema di progettazione della moda richiede infatti anche il ripensamento e la reinvenzione dei macchinari atti a produrla.
Con la collezione A/I 1971-72 Albini inventa anche un nuovo modo di fare pubblicit?, solo con i disegni, affermando il concetto di “groupages” sulle riviste specializzate. Sono i fornitori che pagano le pagine, non le case di moda o lo stilista.
Sempre nello stesso anno, al Circolo del Giardino, presenta la collezione successiva, la P/E 1972, conosciuta come “Le Bandierine” o “Le Marinarette”, dove disegna personalmente tutti i tessuti realizzati da Etro.?In passerella, dopo aver scandalizzato con una modella a seno nudo, Albini propone alcuni passaggi da uomo, in quest?occasione lancia la camicia larga che fino ad allora, per l?uomo appunto, era stata sciancrata.
Dopo il successo si rifugia in Tunisia dove prende casa a Sidi-Bou-Said.
Intanto la stampa continua a seguirlo e ad amarlo, lo definisce? il nuovo astro italiano.
Nell?aprile 72 presenta ancora al Circolo del Giardino, la stagione A/I 72-73, una collezione molto ricca con una sfilata lunghissima. La stampa internazionale lo acclama, “forte come Saint Laurent” scrivono di lui, mentre quella italiana si dimostra pi? fredda, forse pi? provinciale. Albini sfiduciato rompe tutti i contratti con i distributori ed i produttori, tranne quello con Misterfox, per cui disegna una collezione che sfila a Milano per la P/E 1973. Il sogno di avere una sua linea resta e decide di fondare la WALTER ALBINI, sempre prodotta da Misterfox, per la quale crea il famoso logo WA. Con l?aiuto di Mrs. Joan Burnstein, proprietaria di Browns, fa sfilare a Londra 6 abiti da uomo e 27 da donna e battezza questa collezione con il titolo di Grande Gatsby, il romanzo di uno dei suoi eroi, Scott Fitgerald. La sfilata ? l?occasione per creare quella giacca destrutturata, la giacca-camicia,? che sar? cos? importante nel futuro di tutta la moda italiana. E? la prima volta che viene adottata la formula, poi molto imitata, di una prima linea di immagine forte e trainante, di vendita ristretta, economicamente sostenuta da una seconda collezione pi? facile, per il grande numero. Sempre nel 1973 apre lo showroom di Via Pietro Cossa a Milano, tutto specchi, dove fa sfilare le collezioni di Misterfox.

Prende casa a Venezia, dove ambienta, al caff? Florian, una memorabile sfilata per la collezione WA, A/I 1973-74 riproposta poi a New York. E? ormai internazionalmente riconosciuto il suo talento creativo.
Ma Albini non ? sufficientemente sostenuto, non ha alle spalle una solida organizzazione commerciale.?Il ’74 e il ’75 sono anni di crisi, pur nella particolare bellezza delle sue creazioni, con raffinati tessuti stampati su suo disegno come le murrine e il?paisley?o lo stampato a motivi cachemire, che dalla moda passer? con successo all?arredamento con una fortuna che durer? molte stagioni.
Disegnatore eccellente, ? il primo stilista a festeggiare, nel 1974 nel suo atelier di via Pietro Cossa a Milano, ?i dieci anni di attivit? con una mostra di tutti i suoi disegni dagli anni ’60 al ’72.?Successivamente termina la collaborazione con Misterfox e lascia lo showroom. Inizia a viaggiare molto, in Oriente, soprattutto in India. A questi viaggi sono ispirate le sue future collezioni. Nel 1974, a Milano, al salone Pierlombardo,? presenta una collezione uomo autonoma, separata dalla donna,? anche in questo anticipando i tempi. Nel 75 a Roma la sua prima sfilata di Alta Moda per la primavera estate, in collaborazione con Giuseppe Della Schiava che produce le sete stampate su suo disegno. Propone ?il concetto dell?abito confezionato in atelier da vendere in “teletta”.
E? ispirata a Chanel e agli anni ’30, gli amori di sempre, seguita dall?A/I 1975-76, ?una collezione? con tanto rosa, che sfila con un sottofondo musicale composto da 25 versioni diverse de “La Vie en Rose”.
Per la moda pronta riprende la collaborazione con Trell per cui realizza alcune delle sue collezioni pi? riuscite: “Guerriglia urbana”, “India” e “Folk” per citarne alcune.
Con l?uomo stupisce sempre. Fa sfilare l?A/I 1975/76 all?interno di una trattoria nel quartiere Brera a Milano e si presenta come modello sotto le spoglie del duca di Mantova. I vestiti vengono indossati da amici ed amiche per sottolineare il suo concetto di unisex. La P/E 77 ?viene presentata, nel nuovo ristorante di Fiorucci, su busti beige o neri che riproducono la sua immagine, mentre per l?inverno successivo, l?A/I 1976/77, mette in ?mostra una serie di ritratti di se stesso, fotomodello che indossa gli abiti della collezione, interpretati da dodici amici fotografi. Tra le sue collezioni cult quella presentata nel ’77 presso la Galleria Anselmino a Milano. Dodici pannelli costruiti con indumenti vari richiesti ad amici, mixati con abiti suoi ed abiti usati in un collage di stili diversi e montati? con la maschera del suo volto. Sempre nel ’77, presso la galleria Eros, realizza una mostra di falli personalizzati con nomi di amici e personaggi celebri. Nel 1978, dopo aver rotto i contratti con Trell, ripresenta la sua linea, la Walter Albini, in collaborazione con Mario Ferrari.Realizza tre collezioni. Sfila l?A/I 1978-79 a Milano, al Palazzo della Permanente, ci sono 3.000 persone e tantissima attesa. E? un grande successo, cosi come lo ? la collezione successiva, la P/E 1979 presentata alla rotonda della Besana. Dopo la sfilata per l?A/I 1979-80 invece il rapporto si interrompe bruscamente.
Negli anni successivi ansie quotidiane e difficolt? economiche prevaricano sulla sua creativit?. Disegna per Helyette, Lanerossi, Lane Gravitz e Peprose. La stampa ? un po? distratta nei suoi confronti, Albini ? deluso, continua a lavorare ma ha perso ogni motivazione. Si spegne a Milano il 31 maggio 1983 all?et? di 42 anni.


WALTER ALBINI HA DATO

UN INCISIVO IMPULSO
AL PRET-?-PORTER ITALIANO?
COME ESPRESSIONE?DEL DESIGN
APPLICATO ALLA MODA IN MODO
INNOVATIVO,?MA CON SOLIDE
RADICI STORICHE.

Ha inventato la nuova immagine della donna in giacca, pantaloni o chemisier, ha riproposto il revival
come intelligente forma di ricerca e reinvenzione, ha affermato il total look, con l?estrema cura
dei particolari e degli accessori, per lui ancora pi? importanti dell?abito.
Ha ideato un modo nuovo di presentare la moda, alzando il volume della musica durante le sfilate,
utilizzando location assolutamente inusuali per l?epoca, dando vita a vere e proprie rappresentazioni,
creando il “fashion show” cos? come ? comunemente inteso ai giorni nostri.

Numerose le costanti che nel corso degli anni hanno caratterizzato il suo stile.
I favolosi anni ’30, le giacche con martingala, i colli piatti, i pantaloni larghi, le giacche-camicia,
le scarpe bicolori, i bermuda, i berretti di maglia calati sulla fronte, i primi anfibi.

Motivi celebri dei suoi tessuti, oltre alle stelle, alle righe, ai pois, furono i volti, le ballerine,
gli scottish terrier, lo zodiaco, le Madonne.?
Degni di nota anche il paisley, il pied-de-poule
e il principe di Galles gigante stampati su seta e velluto.

Tra i suoi modelli la mitica Chanel, ma anche Poiret, il Liberty, il grande cinema degli anni ?30,
la magia dell?eterno femminino raffinato e sofisticato creato da Ert?, le esperienze grafiche
della Bauhaus, il Costruttivismo e il Futurismo, accanto ai progetti legati indirettamente alla cultura
del design e alla moda alternativa come il folk, ?rubato? nelle strade e nei mercatini di tutto il mondo.

Fautore del total?look, lo ha messo in atto personalmente identificando il suo stile di vita
con lo stile creativo, arredando le sue case in tono con le sue collezioni di moda, disegnando
con la stessa cifra tessuti, oggetti, mobili, vetri, proposte integrate per le riviste di arredamento.
Ha anticipato tutto e tutti, lasciando un?indimenticabile lezione di stile, che solo dopo la sua morte
? stata riletta sotto nuova luce, alimentandone il mito.

 


TRATTO DA
Vercelloni Tutino Isa, “Walter Albini”, in Vergani Guido (a cura di). Dizionario della moda. Milano, Baldini Castoldi Dalai Editore ? Pitti Immagine, 2004, pp. 23-26 Sozzani Carla (a cura di) Walter Albini. Con testi di Anna Masucci. Milano, Carla Sozzani Editore, 1990. Bianchino Gloria, Walter Albini, Parma, CSAC dell?Universit? di Parma, Comune di Parma, 1988.